Intrecci d’Oriente. Henri Matisse alle Scuderie del Quirinale

Arte contemporanea, East magazine, Mostre
Ultimi ferventi preparativi alle Scuderie del Quirinale, prestigioso spazio espositivo romano che si appresta ad omaggiare un grande artista francese del XX secolo, Henri Matisse, con una mostra dal titolo evocativo, Arabesque, aperta al pubblico dal 5 marzo al 21 giugno 2015.
Oltre cento le opere – alcune al loro primo soggiorno in Italia – chiamate a raccontare la fascinazione del pittore per l’Oriente: dalla Tate Britain di Londra al MET e il MoMa di New York, dal Puškin di Mosca e l’Ermitage di San Pietroburgo al Centre Pompidou e l’Orangerie di Parigi, solo per citare alcuni dei musei prestatori.
L’esposizione, fortemente voluta da Ester Coen e supportata da un comitato scientifico d’eccellenza, composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, si propone di condividere con il grande pubblico un aspetto chiave nella produzione di Matisse, ovvero l’influenza che la cultura orientale ha avuto sulle sue composizioni pittoriche, sulla scelta dei colori, sul concetto di prospettiva.
Il destino di Henri, fatto di cambi di rotte che lo hanno portato ad essere prima un promettente commerciante nell’attività di famiglia, poi un aspirante avvocato ed infine un apprendista pittore, si è presto legato al filone della produzione orientale. Complice un periodo storico-artistico particolarmente attento alle arti islamiche, egli ebbe la fortuna di scoprire le tradizioni culturali di paesi musulmani quali Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto senza dover muovere un passo da Parigi. Merito dell’Expo del 1900, edizione tra le più visitate nella storia di questo grande evento mondiale, che scatenò l’interesse e la curiosità generali nei confronti delle tradizioni orientali. Henri non ne fu risparmiato, tanto che allo studio metodico delle collezioni di arte islamica del Louvre seguirono i primi viaggi, in seguito sempre più numerosi, per vedere con i suoi occhi le ricchezze dei paesi orientali. Egli amava soprattutto l’Algeria, con le sue ceramiche e i tappeti dai colori sgargianti, ed il Marocco, con la sua luce avvolgente e una natura ricca e variegata. Questi paesi hanno il merito di aver creato una dimensione entro la quale la pittura di Matisse ha acquistato sempre più consapevolezza e personalità, caratterizzando un pittore oggi molto amato.
La mostra si apre con un’opera grandiosa nelle dimensioni e nelle tonalità, incentrate sul blu ed il verde, dal titolo Gigli, Iris e Mimose (Museo Puškin, Mosca), con la quale si rende onore alla natura simbolica tanto amata dall’artista.
Il percorso espositivo continua focalizzando l’attenzione sui toni scuri ed i tratti semplici e decisi del Ritratto di Yvonne Landsberg (Philadelphia Museum of Art), che vanno affinandosi sempre più nelle opere Ragazza con copricapo persiano (The Israel Museum, Gerusalemme) e Tre sorelle (Musée de l’Orangerie, Parigi). Il fascino del primitivismo, cui Matisse – come altri pittori del suo tempo – non fu immune, si fa in questa sede capofila di un viaggio dai richiami a culture esotiche e ad evoluzioni artistiche.
Il colore fa il suo ingresso trionfale con le opere Ramo di Pruno e Fruttiera ed edera in fiore (Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Torino). La linearità decorativa dell’Estremo Oriente, già ispirata dalle ceramiche islamiche, trova nuova linfa nell’arte giapponese e segna un’evoluzione della pittura matissiana nell’utilizzo del  colore – acceso e sgargiante – e del segno – geometrico e modulare. Esse rappresentano alcune delle opere più amate di Matisse, oltre ai paesaggi, come Pervinche – Giardino marocchino (MoMA, New York) e L’albero presso il laghetto di Trivaux (Tate, Londra), in cui dominano i colori accesi, come il verde e il rosa.
Non solo la natura, ma anche il corpo femminile esercita un’attrattiva potente sull’immaginario dell’artista, che vive l’atelier come un palcoscenico sul quale le modelle si trasformano in fascinose odalische. Il risultato si traduce in ritratti che svelano pose sensuali, linee morbide e giochi di luce avvolgenti, profili aggraziati e una ricchezza di particolari che caratterizzano opere quali Odalisca blu (Musée de l’Orangerie, Parigi) e Nudo disteso su piccolo tappeto africano (Centre Pompidou).
Non poteva mancare nel percorso espositivo un omaggio al tema della finestra, simbolo matissiano di “sguardo oltre l’orizzonte”. Interno con fonografo e Interieur à Etretat (Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Torino) sono entrambi incentrati su un gioco di rimandi tra interno e esterno grazie al quale Matisse esplora il limite della tela, l’idea di una terza dimensione oltre il dipinto.
Arabesque accompagna il pubblico alla scoperta di un mondo ricco di storia, sfarzoso ed elegante, molto amato da un artista eclettico e innovativo come Matisse. Il suo punto di vista, le sue chiavi di lettura, rendono molte delle caratteristiche proprie dell’arte orientale ancor più godibili, incredibilmente potenti e contemporanee. Per non dimenticare che, citando il maestro, “un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”.
http://www.eastonline.eu/it/cultura/arte-e-architettura/intrecci-d-oriente-henri-matisse-alle-scuderie-del-quirinale

3 pensieri su “Intrecci d’Oriente. Henri Matisse alle Scuderie del Quirinale

    1. Intende Monuments man? Si l’ho visto, ero molto curiosa di vedere come avrebbero affrontato l’argomento, anche alla luce di fatti correlati al saccheggio di opere d’arte durante la seconda guerra mondiale. Più che il film, che ho trovato un pò tanto pieno di cliché da buonismo americano (anche se sono felice che l’abbiano prodotto e realizzato, perchè è un capitolo importante della storia dell’arte) mi ha molto colpito la storia di Cornelius Gurlitt, che non so se conosce e in caso le suggerisco questo approfondimento link http://www.panorama.it/news/marco-ventura-profeta-di-ventura/gurlitt-quadri-nazisti-monaco/
      Pensare che un uomo abbia potuto nascondersi per 80 anni, invisibile perchè privo di documenti di qualsivoglia genere, per proteggere una collezione che amava, nonostante fosse passata nelle sue mani illecitamente e nel modo più bieco e vigliacco, mi fa tuttora riflettere. Rai 5, canale che mi piace molto e spesso concentrato su argomenti artistici, gli aveva dedicato un documentario fatto benissimo 🙂

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